Risoluzione Santerini: un forte vincolo per il governo

La risoluzione predisposta dal deputato Milena Santerini (gruppo Per l’Italia), che sarà sottoposta nei prossimi giorni all’approvazione della VII Commissione della Camera, potrebbe raccogliere un ampio consenso e costituire così un forte vincolo politico per il Governo che si appresta a varare entro il mese di febbraio i provvedimenti (tra i quali un decreto legge) attuativi del piano ‘La Buona Scuola’, almeno per quanto riguarda le modalità di stabilizzazione dei circa 148 mila docenti precari delle Gae.

Il documento messo a punto dalla parlamentare, centrato sull’esigenza di utilizzare le nuove disponibilità di personale per ampliare e migliorare la qualità dell’offerta formativa, soprattutto in funzione della riduzione della dispersione scolastica, impegna il Governo, fra l’altro, a “considerare gli effettivi bisogni rappresentati dalle scuole in relazione agli obiettivi da raggiungere individuati nel piano dell’offerta formativa, prevedendo che, all’interno della provincia di riferimento, si realizzi il più possibile una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative delle scuole, consentendo a queste di esprimere gradimenti in ordine alle competenze stesse” (novità, quest’ultima, che sarebbe per molti aspetti rivoluzionaria); e ad “accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici)”; nonché ad “attivare un sistema di formazione continua in servizio degli insegnanti che coinvolga in modo strutturale scuola e università, per assicurare una cooperazione tra innovazione educativa, sperimentazione scolastica e ricerca universitaria; a perseguire, sia nella formazione iniziale, sia in quella continua, piena integrazione tra i saperi disciplinari, i metodi di insegnamento, le didattiche e le competenze pedagogiche”.

Tre novità (scuole che scelgono gli insegnanti, e non il contrario; formazione iniziale selettiva per i neoassunti, e non sanatoria generalizzata; formazione continua obbligatoria e finalizzata) che da sole costituirebbero una svolta decisiva per il nostro sistema educativo. E per una vera “Buona Scuola”.

Un modello per certi versi già sperimentato con risultati incoraggianti nel progetto Wikischool, una rete costituita dall’istituto del primo ciclo “Scuola-Città Pestalozzi” di Firenze, dalla scuola secondaria di I grado “Don Milani” di Genova e dalla scuola secondaria di I grado “Rinascita-Livi” di Milano. Un ampio dossier su questa esperienza è ospitato nel numero di Gennaio di Tuttoscuola (dossier scaricabile gratuitamente alla pagina http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=30397 ).